Nel giugno 1918 un Veterinario valdostano, il Dott. Carlo Ercole Garda, Veterinario in Alta Valle d’Aosta ma militare di carriera già dal 1913, parte per la Libia ove militò anche nelle famose “truppe cammellate” del Regio esercito italiano.
All’indomani della fine delle ostilità in Europa, si erano riaccesi sul territorio libico i focolai di ribellione, mai sopiti, e che avevano acquistato nuovo vigore, approfittando dell’impegno italiano nel conflitto mondiale che aveva polarizzato gli sforzi, assorbendo e distogliendo, dal continente africano, molte risorse umane e materiali, per inviarle sui fronti continentali. Si videro così vanificati, in breve volgere di tempo, gli sforzi e tanti sacrifici sopportati con la guerra italo-turca del 1911-12 e con le successive operazioni di consolidamento e pacificazione, tanto che l’occupazione della colonia libica si era ristretta alle sole zone costiere.
Già nel 1919 vennero inviati in Libia i primi rinforzi costituiti da reparti organici nazionali ed indigeni provenienti quest’ultimi in massima parte dall’Eritrea, mentre il Governo tentava di risolvere la grave situazione mediante intese con i capi dei ribelli.
Risultati vani i negoziati, si iniziarono nel 1922 le operazioni militari dopo nuovi apporti di truppe nazionali ed indigene. Per circa un decennio gli Ufficiali Veterinari dei Corpi Coloniali della Tripolitania e della Cirenaica furono direttamente impiegati nelle operazioni militari al seguito delle molteplici colonne mobili, costituite da reparti celeri dotati di grande autonomia, velocità di movimento, decisa aggressività e montati sui veloci mehara (dromedari da corsa), animali questi risultati preziosi ed insostituibili per le loro peculiari doti di sobrietà e resistenza, nell’affrontare le ampie distese di sabbia e la rude esperienza del deserto.
Anche gli Ufficiali Veterinari, già abili cavalieri, affrontano con disinvoltura la nuova cavalcatura inforcando la dura sella «Ralha», e formano dei drappelli Veterinari Cammellati, indossando il tipico equipaggiamento adatto alla circostanza. Gli ufficiali veterinari dei reparti cammellati (meharisti) indossano, nei servizi montati, particolari capi di vestiario molto adatti alla circostanza: turbante al posto del berretto, sahariana in sostituzione della giubba, ampi e lunghi pantaloni stretti alla caviglia detti «sirual» e scarpette bianche da me-harista «speldri».
Sarebbe impossibile riportare, come meriterebbero, gli innumerevoli episodi che videro la figura dell’ufficiale veterinario ergersi a protagonista, ma citeremo per tutti quel giovane tenente, da poco sbarcato in Tripolitania, che seguì, passo per passo, per oltre 5.000 Km, percorsi tutti sul dorso del cammello, i gruppi Sahariani comandati dall’allora ten. col. Amedeo di Savoia Aosta, che in pieno deserto, fra disagi ed insidie di ogni sorta, approntò un ricovero di fortuna per circa 300 cammelli, ridotti ormai allo stremo, ricoperti di rogna, cachettici, in preda a carenze alimentari, e nel volgere di tre mesi li restituì tutti ai reparti completamente guariti e ristabiliti, non disdegnando di ricorrere anche ai sotterfugi della terapia araba per la cura della rogna e ad ingegnose astuzie per integrare la scarsa e carente razione giornaliera. L’iniziativa, il coraggio e la solida preparazione professionale del tenentino veterinario furono determinanti per l’esito positivo dell’operazione militare, che sembrava ormai compromessa dalla inefficienza del più valido mezzo di trasporto nel deserto. È inutile aggiungere che l’ufficiale veterinario divenne il più prezioso collaboratore del giovane Duca d’Aosta, che lo volle sempre con sé in tutte le altre vicissitudini belliche.