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Ci sono diversi modi per descrivere come sia variegata e complessa la professione del medico veterinario. Abbiamo pensato di farvi raccontare la professione proprio da chi la vive sulla sua pelle quotidianamente: i medici veterinari iscritti al nostro Ordine.
Ogni mese troverete una testimonianza di un Medico Veterinario valdostano che, con immagini e parole, vi descriverà la sua attività professionale.  

  

  1. Nome e Cognome
    Alessandro Sezian.

  2. Perché hai deciso di iscriverti a Medicina veterinaria?
    E’ una malattia che avevo fin da piccolo, essendo spesso a contatto di galline e conigli di mio nonno. Si è acuita quando, durante le medie, i miei hanno avuto l’occasione di acquistare un pony, Bimbo, a cui si è aggiunta una capra, Maron, e poi il suo piccolo, Muschin.
    Poi, visto che a mia mamma toccava badare a tutti, abbiamo preso anche il maiale e i conigli.
    Intanto passavo le estati facendo un po’ il “bocia” in montagna sopra Hône, a Pourcil, con mio zio che teneva al mayen i manzi e le vacche vecchie di un mio prozio.

  3. Come sono stati gli anni dell’Università?
    Ahimè ero molto diligente ed ho studiato parecchio.

  4. Quando ti sei laureato/a?
    Nel 1998, a Settembre.

  5. Quando ti sei iscritto/a all’Ordine?
    L’anno dopo, nel 1999, dopo aver fatto il tirocinio in parte in Facoltà a Torino, in parte alla Ausl della VDA e in parte all’A.N.A.Bo.Ra.Va.

  6. Ricordi come è stato il tuo primo giorno di lavoro?
    In realtà no. E’ stato un approccio soft, per fortuna.
    Durante il tirocinio ho cominciato a seguire vari Colleghi in Bassa Valle (prima Luigi Natali, Raul Chasseur, Alberto Giani e poi anche René Juglair, Franco Valente e Andrea Teggi) che ho continuato ad aiutare dopo aver ottenuto l’investitura dall’esame di Stato. In seguito ho iniziato a sostituirli, sia sugli animali da reddito che su quelli da compagnia. Insomma c’era sempre qualcuno con cui confrontarsi e pronto ad accorrere in tuo aiuto.
    Sarò sempre riconoscente a questi Colleghi per ciò che mi hanno insegnato sia sul piano scientifico e tecnico che sul piano umano.

  7. Di cosa ti occupi ora nello specifico? Vuoi descriverci in cosa consiste la tua attuale attività professionale?
    Nello specifico adesso mi occupo di cartaccia e di rogne!
    Dopo essere diventato Dirigente presso la SC Igiene Alimenti Origine Animale nel 2003 e aver fatto il lavoro di territorio fino a tre anni fa, dal 2009 mi tocca la parte di referente qualità di struttura e seguo dunque tutto ciò che riguarda la programmazione e la gestione dell’attività della SC IAOA.
    Aiuto il Direttore della S.C, il Collega Carlo Bandirola a districarsi in mezzo a un marasma di normative, linee guida, note, indirizzi, pareri, interpretazioni e interpetrazioni, liste di riscontro, check list, Procedure, PD, PR, IOP, PAZ.
    La “vision”, come direbbe qualcuno, sarebbe di applicare i massimi sistemi alla realtà dei Colleghi sul territorio e degli operatori del settore con il buon senso tipico del Veterinario.
    Vi giuro che sta diventando difficile. Avete presente “Asterix e le dodici fatiche” quando Asterix e Obelix devono ottenere il lasciapassare A38 entrando nella “Casa che rende folli “. Praticamente “una semplice formalità amministrativa”.

  8. Operi in un settore in cui c’è molta concorrenza? 
    Con l’aria che tira mi sa che fra un po’ la concorrenza arriva anche nel pubblico. Non so cosa ci aspetta.
    Inoltre il settore degli alimenti fa’ gola a Tecnologi alimentari, Biologi, Ingegneri, Agronomi, e ad una miriade di figure poco catalogabili sfornate dalle lauree di primo livello. Per cui ai Veterinari tocca dimostrare di avere delle qualità specifiche per rimanere nella posizione che oggi detengono.

  9. Come cerchi di differenziarti dai tuoi colleghi per proporti alla tua potenziale clientela? 
    Ahi noi, al Dipartimento di Prevenzione abbiamo una clientela che meno ci vede, meglio sta.
    In realtà il mio approccio cerca di essere il più possibile improntato alla conoscenza e alla comprensione della realtà che vedo, cercando per quanto possibile di aiutare le persone con cui ho a che fare a convivere con il “logorio della vita moderna”.
    In generale ho sempre trovato persone intelligenti e disposte a ragionare. Poi ci sono i “furbi” o sedicenti tali che credono di prenderti in giro e, a volte, ti prendono in giro veramente…e quindi ogni tanto bisogna cambiare sistema.

  10. Ti senti realizzato/a nella tua attività professionale? 
    Beh, c’è di meglio, ma… Non è come i primi anni di libera professione in cui le sensazioni erano decisamente più forti.
    Tuttavia, quando un lavoro che hai seguito per mesi, viene apprezzato, perché migliora o facilita l’attività di qualcuno, le soddisfazioni ci sono lo stesso.
    E poi anche nella cartaccia cerco sempre di metterci un po’ di scientifico e tecnico e quindi mi salvo.

  11. Come sono i rapporti con i Tuoi colleghi? 
    In genere ottimi.
    A volte ho delle acerrime discussioni con vari Colleghi, ma si tratta del mio carattere. Non riesco a prendere alla leggera un argomento e mi accendo. Soprattutto discuto con chi lamenta la burocratizzazione della professione, spesso peggiorata da un uso miope delle nuove tecnologie. Li capisco. Sta pesando anche a me!

  12. Come sono i rapporti con il Tuo Ordine? 
    Sono stati buoni e di partecipazione nei primi anni di attività. Poi sono sempre buoni, ma con nulla partecipazione perché abito distante dalla sede e mi pesa salire ad Aosta di sera, dopo esserci magari stato tutto il giorno. Preferisco passare la serata con i figli. Spero nel futuro.

  13. Hai un aneddoto professionale particolarmente interessante e/o divertente che vuoi raccontare?
    Mi capitò di fare un parto a Hône in una stalla di due vacche, in “vestimenta”, proveniente da un pub, accompagnato da un amico perché, se ne avessi viste quattro, ci fosse qualcuno che mi aiutasse.
    Fortunatamente era un vitello podalico con la coda girata in dentro, vacca in piedi, ma stanca per le spinte inutili. Sgancio; riposiziono e chiedo un caffè.
    Mi guardano come un matto. Mentre beviamo il caffè la vacca si riposa e in un attimo spara fuori un bel vitello arzillo. Che figurone. E che fortuna!

  14. Come fai a conciliare il tempo da dedicare al lavoro con il tempo da dedicare alla famiglia?
    E’ una delle ragioni, forse la principale, che mi ha fatto propendere per il lavoro in AUSL.
    L’orario d’ufficio ti consente di pensare anche ad altro. La libera professione per me era totalizzante. Mi sentivo sempre sotto pressione.

  15. Cosa ti senti di consigliare a chi vorrebbe cominciare la tua professione?
    Auguri! Se “amate” gli animali fate dell’altro. Nel senso che la professione richiede sempre e in ogni settore attenzione, conoscenza e lucidità di giudizio. Spesso ponderando anche l’economicità del tutto. Non è sempre facile. Tuttavia la sensazione che provi nell’accarezzare il muso di un capretto appena nato è indescrivibile.

  16. Hai qualche sogno nel cassetto per il tuo futuro?
    Riprendere a sciare e fare qualcosa che serva a qualcuno nel settore della trasformazione del latte o dei prodotti agroalimentari tradizionali.

  17. Hai qualche rimorso o rimpianto per il tuo passato?
    Forse avrei dovuto prendere meno sul serio l’Università. Inoltre, se avessi saputo che esisteva una cosa che si chiama InterRail, avrei speso un po’ di tempo per vedere cosa capita fuori di qui.

  18. Concludi la tua intervista con un tuo pensiero in piena libertà che rappresenta il tuo quotidiano operare o la tua filosofia di vita (proverbio, riflessione, citazione etc..).
    Siccome la pozione magica non ce l’abbiamo, io mi limito a chiedere il lasciapassare A39.

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