Ci sono diversi modi per descrivere come sia variegata e complessa la professione del medico veterinario. Abbiamo pensato di farvi raccontare la professione proprio da chi la vive sulla sua pelle quotidianamente: i medici veterinari iscritti al nostro Ordine.
Ogni mese troverete una testimonianza di un Medico Veterinario valdostano che, con immagini e parole, vi descriverà la sua attività professionale.
- Nome e Cognome
Michele Sigaudo. - Perché hai deciso di iscriverti a Medicina veterinaria?
” … è stata tutta colpa di James Herriot..!!!!”
Forse è la risposta più banale, ma effettivamente la lettura dei romanzi del veterinario dello Yorkshire ha giocato un ruolo determinante nelle scelte del mio curricolo di studi.
La natura e gli animali in particolare, mi hanno sempre attratto fin da quando ero bambino; durante le vacanze estive nella conca di Pila non perdevo mai l’occasione i fare delle passeggiate per andare a prendere il latte fresco nel mayen vicino a Les Fleures o di seguire il pascolo autunnale delle bovine della famiglia Clos vicino all’alloggio che avevamo in affitto.
Questo ha fatto sì che, pur abitando in centro a Torino, la mia scelta scolastica si indirizzasse verso un istituto agrario e, come logica conseguenza, proseguisse con la facoltà di veterinaria. - Come sono stati gli anni dell’Università?
Sicuramente molto piacevoli anche se altrettanto impegnativi, il clima che si era creato con alcuni compagni di studio indubbiamente forniva un valido ausilio nel superare le difficoltà ed i momenti di depressione che un corso di studi come quello della facoltà di Veterinaria prospetta.
In uno sguardo a ritroso penso, tutto sommato, di essere riuscito a bilanciare in maniera corretta un buon percorso di studi con gli indispensabili momenti di svago e divertimento che devono essere propri della giovinezza. - Quando ti sei laureato/a?
Nel novembre 1990. - Quando ti sei iscritto/a all’Ordine?
Nel luglio 1991, appena assolti gli obblighi di leva e superato l’esame di stato. - Ricordi come è stato il tuo primo giorno di lavoro?
Certamente, come dimenticarlo!!!
Subito dopo l’iscrizione all’Ordine, il collega, nonché ex compagno di corso con cui avevo praticato parte del tirocinio, mi chiede di sostituirlo alcuni giorni onde permettergli di fare una settimana di ferie.
…Estate 1991, colline del basso Monferrato a cavallo delle provincie di Alessandria, Asti e Torino, una di quelle giornate afose e ricche di zanzare, che la collina del Monferrato sa regalarci durante l’estate, seduto sotto una pergola di uva americana, con vicino a me il telefono del collega, uno dei primi telefoni cellulari, di quelli che si portavano a tracolla e pesavano all’incirca come una cabina telefonica.
Tutto ad un tratto lo squillo gracchiante e stridulo dell’infernale apparecchio, rompe l’apparente quiete del momento. L’ansia comincia a salire, la pressione sanguigna subisce vorticosi sbalzi, la salivazione si azzera, ma o bene o male bisogna farsi forza, la prima vera chiamata della mia professione è arrivata e si deve rispondere.
“.. Pronto !!” Dall’altra parte della cornetta, una voce leggermente impastata ed alterata dai primi bicchieri di Freisa della giornata, con il tipico accento del basso Astigiano comincia ad articolare: “Dütür, sun al Paulin ad Piuvà, l’hai æn pìtu cha pìta pji néen püdria pà vœnne æn poch æn presa, per piasji?” Caspita era proprio come raccontava nei suoi libri Herriot “… ho appena ricevuto la mia prima chiamata e non ho capito assolutamente nulla …”.
Con un attimo di riflessione e l’aiuto di mio padre per la traduzione, riesco a capire che si trattava del: Signor Paolino di Piovà Massaia, che aveva un tacchino che non mangiava più e mi chiedeva se potevo gentilmente recarmi con un po’ di urgenza da lui.
Da quel momento seguirono dieci giorni di corse frenetiche tra le colline, tra un cesareo ed un bicchiere di moscato, uno sguardo alla cartina geografica ed uno agli appunti di ostetricia o di clinica, che sempre occupavano il sedile accanto al mio, come compagnia e soprattutto conforto nell’affrontare i casi che la professione andava man mano proponendomi. - Di cosa ti occupi ora nello specifico? Vuoi descriverci in cosa consiste la tua attuale attività professionale?
Attualmente divido la mia attività lavorativa tra la libera professione, in ambito buiatrico e l’insegnamento presso l’Institut Agricole Régional.
Mi occupo prevalentemente di clinica e ginecologia bovina, con brevi digressioni riguardo ad altre specie: capre, pecore ed occasionalmente suini.
Mi interesso anche di alimentazione animale e, ultimamente, ho iniziato a cimentarmi nel campo delle consulenze per ciò che riguarda l’igiene delle produzioni zootecniche e alimentari, nell’ambito dei piani di autocontrollo.
L’attività di insegnamento, iniziata quasi per caso ormai da dieci anni, mi ha, da subito, appassionato e coinvolto, in quanto fornisce un validissimo incentivo al tenersi sempre aggiornato, al passo con i tempi ed ampliare, nel contempo, la gamma sociale e di età delle persone con cui ci si rapporta giornalmente.
Per interessare e motivare gli studenti è necessario continuare a studiare ed ad informarsi, cosa che altrimenti la rutine del lavoro quotidiano spesso tenderebbe a farti tralasciare.
Nel contempo l’insegnamento ti permette di ricevere in cambio una gratificazione in termini di autorevolezza, ma soprattutto ti permette di ampliare il tuo sguardo sulla vita, con un orizzonte sociale differente, più giovane ed al passo con i tempi. In sintesi, ti permette, o almeno ti fornisce l’illusione, di rimanere giovane più a lungo. - Operi in un settore in cui c’è molta concorrenza?
La concorrenza, che fino al alcuni anni or sono era praticamente inesistente, in questi ultimi anni, soprattutto in ambito buiatrico, anche nella nostra regione, comincia a farsi sentire.
Onestamente possiamo però affermare che rispetto al altre realtà nazionali viviamo ancora in un’isola felice. - Come cerchi di differenziarti dai tuoi colleghi per proporti alla tua potenziale clientela?
L’aggiornamento e lo studio continuo sono, a mio parere, le uniche strade percorribili per non subire gli aspetti negativi della concorrenza.
Solo proponendo servizi e consulenze puntuali, aggiornate e soprattutto che valutino attentamente anche l’aspetto economico dell’attività del cliente, si può pensare di rimanere sul mercato in maniera soddisfacente.
La figura del veterinario “medico” ossia di quello che cura la vacca, nell’ambito degli animali da reddito, sta andando man mano scomparendo, in quanto economicamente sempre meno sostenibile. Questa deve essere sostituita da una figura di consulente dell’imprenditore agricolo, che lo guidi e lo consigli, non solo nella cura degli animali ma anche nella gestione globale della sua attività. - Ti senti realizzato/a nella tua attività professionale?
Sicuramente, è il lavoro che ho sempre voluto fare e che per mia fortuna sono riuscito a fare.
Gli alti e bassi sono sempre presenti in qualsiasi ambito della vita, ma in un bilancio generale della mia attività credo di essere ampiamente in positivo. - Come sono i rapporti con i Tuoi colleghi?
Generalmente buoni, anche se devo dire che alcuni anni fa erano sicuramente migliori, forse per una minore concorrenza.
Ovviamente con alcuni colleghi sono ottimi, mentre con altri sono quasi inesistenti, o per ragioni di differente attività lavorativa o, magari, per incompatibilità caratteriale.
Quello che mi dispiace è che attualmente, nella nostra regione, per ciò che riguarda l’attività sugli animali da reddito, non ci siano stati troppi stimoli od occasioni per creare delle società o delle collaborazioni più articolate tra colleghi, come avviene ad esempio nei “cabinet” in Francia, in quanto ritengo che siano la via migliore, se non l’unica, per conciliare un servizio di qualità con una vita personale accettabile. - Come sono i rapporti con il Tuo Ordine?
Due mandati come consigliere, uno come vice-presidente e tre come revisore dei conti, penso possano essere indicativi della qualità dei rapporti con il mio Ordine.
Nonostante la pausa di riflessione che attualmente ho deciso di prendere dall’attività ordinistica, ritengo che questa sia fondamentale per la valorizzazione e la crescita umana e professionale della categoria.
Avendo avuto la possibilità e la fortuna di conoscere anche le attività di altri Ordini regionali, devo dire, che pur nel piccolo della nostra realtà, grazie soprattutto all’impulso dato dall’attuale presidente, l’ordine della Valle d’Aosta è sicuramente tra i più efficienti e funzionali d’Italia.
Il riconoscimento ed il rispetto a livello nazionale, che pur nelle differenti vicissitudini, viene costantemente attribuito al nostro Ordine, deve essere lo spunto, per il Presidente, nel continuare il suo grande ed importante lavoro - Hai un aneddoto professionale particolarmente interessante e/o divertente che vuoi raccontare?
Inverno 1995, un nuovo cliente mi chiama per una fecondazione, mi reco da lui in stalla e finito il mio intervento, l’allevatore mi dice : “Dottore, noi non abitiamo qui vicini alla stalla, ma in una casa in paese, io durante il giorno lavoro ad Aosta, ma se Lei dovesse arrivare e non trovare nessuno in stalla, vada pure con la macchina fino sotto casa, “trombi” due volte a mia moglie e Lei “viene” subito”. Al che, felice dell’accoglienza di questi nuovi clienti, ma oppresso dall’imponente mole di lavoro che ci affliggeva in quei periodi dell’anno mi è venuto spontaneo rispondere: “Senta, visto che in questo periodo sono molto di fretta, non è che potrei trombare una volta sola?” - Come fai a conciliare il tempo da dedicare al lavoro con il tempo da dedicare alla famiglia?
Nell’attività libero professionale ciò e sempre molto difficile; trovare il modo di conciliare esigenze di famiglia e clienti è sempre molto complicato e spesso fonte di problemi lavorativi o coniugali.
Per questo devo sempre ringraziare mia moglie Monica per la pazienza e la disponibilità che da sempre dimostra nei confronti degli imprevisti che la professione ti propone, che ormai sono così frequenti da non potersi neanche più definire come tali.
Come accennato prima, le forme di associazionismo, potrebbero essere una soluzione a questo tipo di problematiche. - Cosa ti senti di consigliare a chi vorrebbe cominciare la tua professione?
Grande passione, come motore basilare della professione.
Studiare, non necessariamente troppo, ma costantemente e soprattutto continuare a tenersi informati ed aggiornati, per far fronte ai continui cambiamenti che la vita e la professione ci propongono.
Divertirsi il giusto, perché non si può solo lavorare ma bisogna anche sapersi prendere le giuste pause, che servono anche a farci riprendere il lavoro in maniera più utile e proficua.
Non chiudersi nel proprio guscio, ma cercare di aprirsi e collaborare con amici e colleghi, sia in ambito lavorativo che ordinistico, perché è solo dalla pluralità e condivisione di idee che può nascere un arricchimento della persona. - Hai qualche sogno nel cassetto per il tuo futuro?
In ambito lavorativo direi di no, se non il continuare ed arricchire la mia attività relativa alla gestione dell’alimentazione degli animali ed al controllo dell’igiene delle produzioni.
I sogni principali sono invece di carattere personale e/o famigliare. - Hai qualche rimorso o rimpianto per il tuo passato?
Non sono un tipo che sta a piangere sul latte versato, quando faccio delle scelte, sia che vadano bene o meno bene, di solito non mi creano rimorsi o rimpianti. - Concludi la tua intervista con un tuo pensiero in piena libertà che rappresenta il tuo quotidiano operare o la tua filosofia di vita (proverbio, riflessione, citazione etc..).
Non sono mai riuscito a trovare riflessioni o citazioni che esprimano la mia filosofia di vita, trovo sempre molto difficile sintetizzare in poche righe delle situazioni così articolare e complesse, …. forse se avessi studiato un po’ meglio l’italiano od il latino mi troverei meno a disagio in questo compito.
D’altronde se ho frequentato un istituto tecnico agrario e non un liceo una ragione ci sarà pur stata!!